
Imperversa, in questi giorni, il dibattito sul video Immigrato di Checco Zalone. Forse imperversa è una parola grossa, diciamo che se ne parla, e se ne parla proprio perché questo era il suo obiettivo.
Ora noi faremo finta che tutte le polemiche che da lì sono nate siano vere, potrebbe anche essere, e ne approfitteremo per guardare il genere comico un po’ più da vicino.
In particolare oggi parlerò di barzellette.
Cominciando col raccontarvene una: a un uomo muore il cane. L’uomo era così affezionato al suo cane che va da un prete per chiedere che si celebri un funerale.
“Mi spiace” gli dice il prete “Capisco il suo dolore, ma noi non facciamo queste cose”.
Nonostante il rifiuto del religioso l'uomo insiste, tanto era l’amore che provava per il suo amico a quattro zampe, tanto insiste che il prete si sente costretto ad aggiungere qualcosa.
“Senta” dice, “Noi non possiamo, ma se va un po' più avanti sulla via trova la chiesa evangelica: loro forse potranno aiutarla”. Il sant’uomo spera così di togliersi di mezzo l’imbarazzante richiesta, ma l'altro non si dà per vinto.
“Ah, sa, io vorrei fare una donazione di un milione di euro a chi celebrasse il funerale del mio piccolo Fufi”.
“Beh,” dice il prete a quel punto, “Doveva dirmelo che il suo cane era cattolico!”.
A questo punto sarà successo più o meno questo:
- qualcuno sarà rimasto indifferente
- qualcuno avrà riso
- a qualcuno avrò strappato un sorriso
- qualcuno si sentirà offeso.
Quelli che si sentiranno offesi sono cattolici.
La barzelletta è una cartina di tornasole
Il fatto è che uno dei motori classici della barzelletta è la denigrazione di qualche categoria: ridono quelli che accettano e/o condividono i valori sottesi a quella denigrazione. Se racconto una barzelletta sui carabinieri a un gruppo di spacciatori loro si faranno delle grasse risate. Se la racconto a un carabiniere rischio di mettermi nei guai. Se me la racconta il carabiniere lui fa la figura dell’autoironico.
Valori diversi produrranno interpretazioni diverse della stessa barzelletta.
Ma questo può tornare a mio vantaggio, raccontare la barzelletta giusta al momento giusto alle persone giuste mi permetterà di definire uno spazio valoriale comune, dunque una simpatia nei miei confronti, dunque una conseguente maggiore facilità nella relazione.
Ma bisogna stare attenti. Cantava Guccini "Per una battuta mi farei spellare”, e questo è un verso che sento pienamente mio, anche mio: più di una volta mi sono rovinato, letteralmente rovinato, relazioni a causa della barzelletta sbagliata alle persone sbagliate nel momento sbagliato. E quello che c’era in gioco non era tanto la mia bravura a raccontarle, quanto che i miei uditori, in quel momento, non erano esteti della battuta di spirito, ma partigiani di una qualche categoria (le donne, i neri, la sinistra, la destra, le mogli, i napoletani, i milanesi, gli italiani, i tedeschi, gli inglesi…) che si sono sentiti profondamente offesi dalla mia simpatica storiella.
La comicità è possibile solo quando si condividono valori, e la barzelletta è una delle vie per comprendere, e rafforzare, i valori dell’altro, e dirgli che siamo, o non siamo, dalla sua parte.
Dunque è meglio non dirle?
È proprio qui che volevo arrivare: personalmente sono un grande sostenitore delle barzellette. Quand’ero ragazzo le raccontavi al bar e ne ascoltavi di nuove, ho chiuso un romanzo con una barzelletta da bar, da anni carezzo l’idea di una lezione semiseria di scrittura creativa basata proprio sulle barzellette. Poi ci ha scritto un libro Ascanio Celestini e quindi dovrò aspettare qualche anno prima di poterlo fare senza che qualcuno pensi che io ho copiato da lui.
Insomma, io amo le barzellette e credo che siano la più diffusa palestra di narrazione che abbiamo tra le mani (o avevamo: una delle tragedie del nostro tempo è che non le racconta più nessuno, ma ne riparlerò…). Il fatto è che, come ogni strumento, bisogna saperle usare. E la prima cosa da sapere è che le barzellette, come ogni storia, se da una parte cercano risate dall’altra confermano valori.
Questo va sempre tenuto presente.
E Checco Zalone?
Beh, Checco Zalone fa il comico, e gioca da sempre sul ribaltamento, sul politicamente scorretto, su linguaggi colorati e coloriti. È il suo mestiere da un sacco di tempo, lo fa bene.
Quando riuscirà a fare anche qualcos’altro tornerò a trovarlo interessante.
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Elena Maria Giudici (martedì, 17 dicembre 2019 00:09)
Io sono cattolica e la barzelletta mi ha fatto ridere �