
Come ho incontrato questo libro
Ero andato nella libreria del mio paese a ritirare un libro prenotato per mia figlia. Mentre aspettavo che me lo portassero, l'occhio mi è caduto su questo titolo dell'Adelphi, e quando l'occhio mi è caduto ho pensato che dovevo averne letto qualcosa da qualche parte.
Una volta rientrato il pensiero non mi ha più abbandonato, e il mattino dopo non ho potuto far altro che tornare nella libreria, camminando più veloce che potevo, come un innamorato che spera di ritrovare l'oggetto dei suoi desideri esattamente lì dove l'aveva visto l'ultima volta.
E così è stato.
Preso il libro ho fatto quello che faccio di solito con un nuovo libro: lo annuso, lo sfoglio, ne leggo una riga o due tanto per assaggiarlo un poco. Di solito a quel punto lo ripongo da qualche parte perché so qual è il sapore che avrà da offrirmi quando ne sentirò il bisogno.
Questa volta no: come mi capita assai di rado, una volta assaporato l'ho dovuto leggere per intero, come se non ci fosse altro di così importante al mondo.
E... di che libro si tratta?
Presto detto: Quando abbiamo smesso di capire il mondo, di Benjamín Labatut, Adelphi Editore.
Sono da sempre attratto dal tema della scoperta scientifica, e quando mi viene raccontato, cioè quando a farmi scoprire questo mondo è un buon narratore, allora sono contento come un bambino. In questo Labatut, che non conoscevo, si è dimostrato veramente bravo.
In ogni caso non intendo dilungarmi sui suoi contenuti, mi interessa altro: dal blu di Prussia, allo Zyclon, dal viaggio di Heisenberg a Helgoland alla permanenza di Schrödinger in un sanatorio, tutte le storie hanno una cosa in comune. Questa: che le grandi scoperte del '900 ci hanno aperto le porte davanti a degli abissi.
Ecco una cosa interessante.
Quali? C'è solo un modo per saperlo.
Ma c'è anche dell'altro
Sì, c'è dell'altro, perché per uno come me, che dalle letture cerca la possibilità di nuovi pensieri, i quali a volte nascono come piccole intuizioni che hanno bisogno di tempo e di premure per crescere, questa è stata una lettura feconda.
Ecco tre embrioni, che (forse, sempre forse) mi riservo di approfondire in futuro:
- La creatività, anche quella matematica, anche quella più squisitamente teorica, è figlia di corpi, che sudano, che si ammalano, che desiderano, che defecano nel momento meno opportuno. Ecco un aspetto che ho trovato interessante in questo libro: le storie raccontate sono storie di corpi più che di intelletti, cosa che mi affascina.
- Il genio è un evento collettivo: se un singolo può avere un'intuizione più profonda, risolvere un'equazione prima di altri, scovare un particolare che a tutti era sfuggito, è solo una collettività di azioni e di pensiero che può trasformare l'idea creativa in un sapere comune. Dovremmo scrollarci di dosso il pregiudizio individualista che riconosce al genio creativo una qualche forma di superiorità: egli, se esiste, è solo parte di un processo, un innesco. Dobbiamo smetterla di idolatrare il motorino d'accensione della nostra auto: non è lì che abita la sua potenza.
- Non c'è un terzo punto, o se c'è me lo sono dimenticato, ma avevo un problema stilistico: se faccio un elenco puntato mi piace che ci siano almeno tre punti.
Avrei ancora tanto da dire, ma a questo punto vale solo l'entusiasmo che questo libro mi ha procurato: ho passato vent'anni della mia vita a scegliere libri da consigliare, e chi mi ha visto all'opera sa che quando mi entusiasmo di una lettura ne parlo come se non ci fosse altro di così importante al mondo.
Non posso farci niente, in qualche modo è un mio destino.
Ah, adesso ricordo!
Il terzo punto m'è venuto in mente ora: ho imparato che se un libro mi chiama è bene che io ascolti la sua voce.
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Lorenza (martedì, 16 febbraio 2021 21:44)
Ciao Giovanni, i primi due punti non li ho capiti bene, o meglio, razionalmente li capisco, ma servirà la lettura del libro per condividerli.
Il terzo punto invece lo sento, che è più di capirlo, è condiviso da subito.
Caro Giovanni, ghè nient de fà, il tuo entusiasmo nel consigliare un libro va sempre a segno �
Giovanni (mercoledì, 17 febbraio 2021 07:15)
Grazie Lorenza!
Al secondo punto, quello relativo al genio, dedicherò una futura riflessione, mentre per il primo in effetti non resta che leggere il libro.
Sono contento che il mio entusiasmo funzioni ancora...