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Se uno è bravo a vendere ti sa guidare


 

Prologo: tutto nacque da un desiderio

Mia figlia voleva che prendessimo un cane. Io le obiettavo che preferivo una giraffa, lei controbatteva che non ci sarebbe stata in casa (abitiamo in appartamento).

Alla fine concordammo su un pesce rosso, poi due, infine tre.

Perché siamo in tre, in famiglia.

Azione: se uno esce di casa è disposto a molto più di quello che crede

Presa la decisione andammo in un negozio di pesci rossi (e di molto altro ovviamente) camminammo fino al settore che ci interessava e aspettammo che qualcuno ci servisse: volevamo tre pescetti e una boccia per contenerli.

Avevo messo in conto una spesa totale di una ventina di euro.

Arrivato il nostro momento esprimemmo il nostro desiderio.

E qui cominciò il gioco.

La sfida: tra le parti, vince quello che conosce meglio il gioco e le sue regole

Il commesso, gentile, ci guardò con un sorriso simpatico (si vedeva anche dietro la mascherina).

“Vorremmo tre pesci rossi e una boccia”.

“Bocce non ne abbiamo” ci disse lui, e con cortesia ci spiegò che i pesci rossi crescono, dunque tenerli in una boccia significa destinarli a grande sofferenza, anche quando ce n’è uno solo.

“Vi posso suggerire un piccolo acquario?” concluse, e ci portò a vederne alcuni perché potessimo fare la nostra scelta. Alla fine, dopo aver ascoltato le nostre esigenze e le considerazioni di mia moglie, attenta all’estetica d’insieme del nostro arredamento, ci indicò un modello semplice ed essenziale.

“Vede”, mi disse il commesso, “c’è anche questo semplice filtro per l’acqua, così resta sempre pulita. Dovrete solo cambiare il filtro interno ogni due settimane, e lavare la spugna una volta al mese”.

Sull’acqua pulita per i pesci non si transige, quindi la scelta fu fatta. Presi anche un ricambio con due filtri interni per il mese successivo.

“Ogni quanto va cambiata l’acqua?” chiese mia moglie.

E di lì altre spiegazioni: all’inizio più frequentemente per permettere alla spugna di raggiungere il suo optimum, e poi una/due volte la settimana.

“Se volete ci potete aggiungere anche delle piantine...” ci disse il commesso.

“Le avete?” chiese mia figlia.

Lo chiedemmo mentre lui camminava: ci stava già portando alla sezione Arredi per acquari.

Non ci fu bisogno di parlare.

Ci pensarono le mie due signore a fare tutto: guardarono, discussero, scelsero. E alle piantine aggiunsero un’anfora bucata. “Magari poi i pesci ci entrano” s’immaginò mia figlia.

Ad alta voce.

Giusto.

Ultimi dettagli

Nel frattempo il giovane mi spiegava le procedure per il cambio dell’acqua “... e quando ha messo l’acqua le suggerisco di aggiungere un po’ di questo. Sa, ogni tanto il Comune aggiunge del cloro nell’acquedotto, e per i pesci è velenoso... con qualche goccia di questo ad ogni cambio lei risolve il problema”.

“Ha detto solo quando il Comune mette il cloro?” chiesi io.

“Ah…” chiosò lui “Noi non lo possiamo sapere quando lo mette...”

Già, pensai, noi non lo possiamo sapere quando.

Il Comune mica ce lo dice.

Il bene civetta

Arrivammo finalmente ai pesci.

“Allora ve ne metto due?” ci chiese.

“Mah... in realtà noi ne volevamo tre” dissi io, guardando sorridente la mia bambina, già delusa.

“Tre... l’acquario è troppo piccolo... poi i pesci rossi crescono... già metterne due... Anzi” ci disse “non fateli mangiare troppo, sennò diventano come questi, e capite anche voi... per tre serve un acquario più grande...”

Mia moglie inorridì.

Io mi disperai.

La piccola settò lo sguardo tra il sognante e il deluso.

“Rinuncio io al mio”.

Moglie.

“Bene”.

Io.

Concluso il nostro acquisto, chiedemmo del cibo per pesci rossi (quello lo avevamo preventivato) e andammo alla cassa, salutando contenti il commesso gentile.

Prima di chiudere lo scontrino, però, la ragazza alla cassa ci chiese se volevamo della ghiaietta.

“Sa, nasconde la sporcizia sul fondo, e quando cambia l’acqua col sifone comunque può risucchiare lo sporco”.

“No, siamo gente essenziale” dissi io, fermando per un braccio mia figlia già pronta a correre verso lo scaffale della ghiaietta.

“Sì” rispose la ragazza, “piacciono anche a me più essenziali”.

Del sifone ci dimenticammo entrambi.

Pagammo, salutammo, uscimmo.

Finale con morale

Nel tragitto verso la macchina pensai che mi trovavo tra le mani un acquario, dei filtri per l’acqua, del cibo per pesci, delle piantine di gomma, un’anforetta bucata, una sostanza per prevenire l’avvelenamento ittico da cloro.

Quando ero entrato volevo tre pesci rossi e una boccia.


Mi hanno venduto un pesce rosso in meno di quelli che volevo.

E ho speso quasi dieci volte di più di quello che avevo preventivato.

In compenso due settimane dopo, e dopo un certo numero di cambi dell’acqua fatti arrangiandomi un poco e senza riuscire ad eliminare lo sporco dal fondo dell’acquario, sono tornato a prendere il sifone.


E a ringraziare il commesso, che mi ha riconosciuto, dei suoi consigli.

 

E della sua bravura.


Anche se mi ha venduto un pesce rosso in meno.