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L'ultimo ricordo fa la differenza


Prima storia

Sono in un negozio di abbigliamento con mia moglie, ha deciso che devo rinnovare il mio guardaroba. Il posto è gradevole, mia moglie trova cose che le piacciono, io provo gli abiti che lei sceglie, suggerisco qualcosa che mi piace, alla fine decido.

Non mi resta che andare alla cassa e pagare.

Io, perché lei continuerà a girare per curiosare, e magari aggiungere qualcosa all’ultimo momento.

Mentre aspetto osservo le altre persone in fila con me, i cassieri, le cassiere.

Quando arriva il mio turno la ragazza alla cassa riceve una telefonata.

Risponde.

Io continuo ad aspettare.

Lei mette giù il suo cellulare e si concede qualche commento con il suo collega.

Intanto fa passare distrattamente i miei capi e li infila in una borsa.

Io le allungo il Bancomat, la transazione viene conclusa, saluto e non ricevo risposta. Sta ancora parlando con il suo collega.

Non mi ha nemmeno guardato.

Io penso che mi dispiace.

Seconda storia

La seconda storia accade in un centro commerciale nei pressi di Lecce. I presupposti sono gli stessi di prima: mia moglie vuole che aggiorni il mio abbigliamento.

Quello che viene a servirci è un uomo simpatico e competente.

Per il resto va tutto come nella storia precedente: quando capisce che vogliamo riflettere tra noi l’uomo si allontana con garbo.

Al momento del conto viene lui in cassa, ci chiede da dove veniamo, ci racconta che ha vissuto per qualche tempo a Milano. Guardando un capo mentre lo sta mettendo nella borsa si accorge di un difetto quasi invisibile.

- Ve lo cambio - ci dice.
- Grazie - diciamo noi.

Paghiamo, ci salutiamo, usciamo e dico a mia moglie che il tizio era proprio simpatico. Lei è d’accordo.

Prima di rientrare a Milano ripassiamo da lui: mia moglie aveva visto una cosa che gli era rimasta in mente, e ci faceva piacere salutarlo.

Non porto mai a casa solo gli oggetti che acquisto

Entrambe le esperienze, se ci ripenso ora, sono state ottime almeno fino all’arrivo in cassa: in entrambi i posti ho trovato cose che mi piacevano, entrambi gli ambienti erano gradevoli, in entrambe le occasioni quella che si chiama l’esperienza d’acquisto è stata appagante e in linea con il nostro stile.

 

La vera differenza è venuta fuori quando siamo arrivati alla cassa: in un caso mi sono sentito come davanti all’obliteratore della metropolitana, nell’altro sono stato bene. Li ricordo entrambi, ma nel primo negozio non ci sono più ritornato, anche se è vicino a casa mia.

Nel secondo credo che ci rifarò un salto quando si potrà tornare a viaggiare.

Pensa a quando racconti una barzelletta…

L’ultima considerazione la faccio da narratore: puoi essere il più bravo di tutti a scrivere, la tua storia può essere la più avvincente e profonda mai scritta prima, ma il tuo lettore ti ricorderà per come la finisci. È lì che ti giochi la partita, almeno nella stragrande maggioranza dei casi.

Se sbagli il finale pochi prenderanno il tuo prossimo libro: quello che gli lasci si chiama delusione.

 

Non vale solo per i libri.