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Avere ragione non basta

"Ignacz Semmelweis Medal" by El Bingle is licensed under CC BY-NC 2.0
"Ignacz Semmelweis Medal" by El Bingle is licensed under CC BY-NC 2.0

Ho conosciuto il dottor Semmelweis praticamente per caso: stavo leggendo un libro sulla creatività di cui non ricordo né titolo, né autori, né editore, e l'uomo veniva citato come esempio negativo.

Poi ho scoperto che Celine aveva scritto di lui nella sua tesi di laurea, e mi sono letto quello che Celine aveva scritto, e ho goduto un sacco perché Celine mi starà pure antipatico, ma ommioddio che grande esperienza leggerlo!

Poi, più recentemente, ho trovato su Facebook un post di Massimiliano Santarossa che, guarda un po', parlava proprio del dottor Semmelweis e di Celine, e ho pensato a quanto sia moderno questo dottore, se così tanti ne parlano ancora così tanto.

Poi stamattina (20 marzo 2020) ho visto che Google gli ha dedicato il suo doodle.

In effetti il dottor Semmelweis ebbe a suo tempo un'idea geniale: scoprì che le donne negli ospedali morivano assai spesso di parto perché i medici che le assistevano arrivavano direttamente dagli obitori e non si lavavano le mani.

In questi giorni di raccomandazioni su raccomandazioni sulle mani da lavare potrà pure farci sorridere, ma allora (siamo nel 1847) fu un’intuizione geniale.

Per il poco tempo in cui riuscì a costringere i medici a lavarsi le mani prima di assistere le partorienti riuscì a far crollare il numero di decessi (Wikipedia dice dall'11% all’1%).

Andata.

Aveva risolto il problema.

Da quel momento in poi tutti i medici si sarebbero lavati le mani.

Sarebbe bello se le cose andassero sempre come dovrebbero

In effetti no, non andò così. Semmelweis fu cacciato dall'ospedale dove lavorava, i medici ripresero a non lavarsi le mani, le puerpere ripresero a morire come prima, lui se ne andò altrove, scrisse un libro contro cui prese posizione la comunità scientifica dell'epoca, poi finì in manicomio e alla fine morì.

Porello.

Non ne imbroccò una, per quanto avesse ragione, e per quanto i fatti fossero con lui. Cosa che in ambito scientifico avrebbe pur dovuto contare qualcosa…

Il fatto è che il dottor Semmelweis aveva un pessimo carattere. Era, a quanto pare, un pessimo comunicatore. Non andava per il sottile, e non si faceva problemi ad insultare chi non capiva quello che lui gli stava dicendo.

Semmelweis soffriva di una sindrome tipica in chi sa di aver ragione, che si manifesta generalmente in questo pensiero "Se io ho ragione, e io ho ragione perché i fatti lo dimostrano, lui mi deve capire, e se non capisce è un coglione". Di solito questo pensiero si dipinge sul volto di chi lo pensa, e a nessuno piace essere guardato da un volto dipinto così. In genere gli si dà torto solo per cambiargli l'espressione. Ma, soprattutto, si smette di dar retta alle sue argomentazioni.

Cosa possiamo imparare da questa storia

Da qui il titolo di questo post: il problema del dottor Semmelweis era che non sapeva comunicare. Non ti basta avere l'idea più spettacolare del mondo: se non la sai raccontare non farà molta strada, o almeno non la farà al tuo fianco.

Il secondo suggerimento è questo: ascoltate anche quelli a cui vorreste cambiare l'espressione: per quanto arroganti, antipatici, spocchiosi e superbi, a volte hanno ragione loro.

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