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Bisogna potersi perdere

Entro in una Libreria. Per me è normale.

Ci passò davanti per caso, entro: soffro di questa malattia, se vedo dei libri me ne devo impossessare, se vedo una Libreria devo entrare e comprare almeno un volume. In realtà la mia regola è un’altra: non più di tre.

Quindi entro, e mi metto a passeggiare tra gli scaffali e gli espositori: non ho bisogni particolari, ho voglia di girare e lasciarmi ispirare. È una Libreria di catena, questo va detto, e tra i banchi trovo tutto quello che mi aspetto di trovare: bestseller, gialli, filosofia, editori raffinati, editori di massa, titoli che mi potevo immaginare, titoli che parlano direttamente al loro target. Tutto come deve essere fatto.

Non c’è una copertina che si sbilanci, non c’è un volume che mi sorprenda, non c’è un colore che non stia proprio lì dove deve stare.

Tutto molto rassicurante, ma non come se fossi a casa mia. Tutto molto consolante come se fossi in una Libreria di catena all’interno di un centro commerciale.

Non c’è nulla che abbia il desiderio di urtarmi, spaventarmi, offendermi, anche solo distrarmi. Dunque mi annoio, e mi accorgo che quella Libreria non mi sta raccontando nulla. Nulla di sé, non mi sta parlando, non sta cercando di creare con me un qualunque tipo di relazione. Per lei io sono uno che passa di lì, uno per il quale non ha alcun interesse, un indistinto tra gli indistinti. Io non ho niente da dire a lei, lei non ha niente da dire a me.

D’altronde rappresento una minoranza, quella minoranza definita di lettori forti che non può fare a meno di avere in mano un libro, un libro di carta, a costo di rinunciare a un pranzo. Lo zoccolo duro. Quelli che non possono uscire da una Libreria senza aver preso un libro (nel mio caso: tre).

Esco a mani vuote, me ne vado triste come chi sperava di perdersi per qualche ora in una grande foresta ed è finito in un campo avventura. Tutto molto bello e interessante, davvero, ma se non rischi di perderti non potrai mai ritrovarti.

Me lo immagino Dante che finisce in un bosco così... chissà cosa ne sarebbe venuto fuori.

Forse il mercato ha bisogno proprio di questo, di posti che non dicano niente per non urtare nessuno, e forse sono io che ho preso la direzione sbagliata.

O forse no.

In ogni caso ho preso la mia decisione: le Librerie che non hanno niente da dire le lascio alla gente priva di fantasia.

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