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C’è solo un modo per migliorare una storia

Sto seguendo una bellissima serie su una nota piattaforma streaming: si tratta de “La fantastica signora Maisel”. Ve la consiglio per un sacco di ottime ragioni: intanto fa ridere, poi è fatta molto bene, e soprattutto è farcita di suggerimenti per chiunque debba conquistare e mantenere l’attenzione di chicchessia. Un’ottima scuola, insomma.

Un’idea nuova ha bisogno di una nuova storia

Il fatto è che sto lavorando a una nuova impresa. Come ogni nuova idea che si rispetti, il primo passo che abbiamo (perché non sono solo, anzi) dovuto fare è stato chiarirci il più possibile tutti gli aspetti di questa idea.

E poi abbiamo dovuto raccontarla ad altri, prima per vedere se funzionava, poi per cominciare a venderla. Ora: se devi vendere a qualcuno qualcosa che prima non c’era, devi

  1. Convincerlo ad ascoltarti
  2. Invogliarlo a seguire tutto quello che hai da dirgli.

Trucchi come “La mia idea le cambierà la vita” o “Davvero non vuole guadagnare un sacco di soldi?” non valgono, non varrebbero nemmeno se corrispondessero al vero, cioè nemmeno se tu potessi mantenere le due promesse fatte.

Perché nessuno ci crede più.

L’unica opzione disponibile è scegliere l’attacco giusto, e poi raccontare una storia talmente viva da far immaginare qualcosa di così bello al tuo interlocutore che sarà lui a chiederti di andare avanti.

Come fare a raggiungere questo obiettivo?

Avete mai sentito parlare dell’elevator pitch?

Che cos’è l’elevator pitch?

Immaginate di avere tre minuti su un ascensore con un grande investitore: è un colpo di fortuna, e lui è disposto ad ascoltare la vostra idea, a finanziarla se riuscirete a convincerlo. Ma avrete tre minuti. Non un secondo di più.

C’è solo un modo per farcela, a meno che voi siate dei grandi maestri dell’improvvisazione: arrivare preparati, con la vostra storia ben costruita e pronti a raccontarla.

Questo è l’elevator pitch.

Bisogna imparare ad imparare dagli altri

Un mio amico musicista, e qua e là pure teatrante, una volta mi disse che cominci a recitare bene un pezzo quando superi le trenta repliche, perché a quel punto lo hai testato tante volte da conoscere abbastanza tutte le sue tensioni interne, tutti le reazioni che potrà suscitare nel pubblico. A quel punto sarai padrone del testo che stai portando in scena, e lo potrai modellare con molta più libertà e forza sul tuo interlocutore.

Eccoci qua: avere una buona storia è necessario, ma non basta, occorre anche averla raccontata un numero sufficiente di volte, per possederla in pieno, come fa la signora Maisel nella prima puntata della seconda serie di cui vi ho parlato all’inizio. Guardatela.

Lei prova molte volte, ogni sera su un pubblico diverso, ogni volta con una piccola modifica, fino a quando arriva al testo perfetto.

I suoi 10 minuti perfetti.

Fate la stessa cosa: con amici, parenti, sconosciuti alla fermata del treno (quando sarà possibile incontrarli di nuovo), con i nuovi clienti che state cercando. Ogni volta provate, state attenti alle reazioni, raccontate di nuovo, permettetevi pure il lusso di sbagliare, all’inizio sbagliare è necessario, state cercando nuove vie, accidenti!

Perché vi state allenando per il giorno in cui salirete su quell’ascensore. Per questo dovrete continuamente, ossessivamente, davveramente raccontare, testare, modificare.

E alla fine vincere.

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Commenti: 1
  • #1

    AnnaRita (giovedì, 14 maggio 2020 07:49)

    Ok